La materia, con il suo mutamento, è al centro dell'opera di Gina Bonasera e viene rappresentata con tutta la sua pulsante forza. I colori vividi, eccentrici e dinamici sembrano voler contaminare di bellezza i nostri occhi, ormai imprigionati da angosciose visioni. In tale percorso, sperimentale, si scorge un rapporto simbiotico e sensuale con l'arte e con le emozioni che da essa derivano. La sua pittura attraversa momenti in cui la sabbia e la colla si mescolano al colore, regalando note di delicatezza e femminilità; trasformandosi poi in espressione di pura forza quando la materia, già formata nella tela, viene disintegrata e cosparsa sul piano. Un legame antropologico, quello di Gina Bonasera, che percorre il tempo e che si ripropone in contesti contemporanei come un “medium” o uno sciamano. La materia, trattata come elemento tridimensionale, e la pittura intesa come atto di liberazione, possono essere ricondotte all'operato del francese Jean Fautrier o alla figura di Jean Dubuffet. Con la stratificazione materica, nella quale spesso compare un'evocazione del papier collè cubista, si accosta una ricerca introspettiva supportata dall'uso del colore come espressione dei molteplici stati d’animo, i quali trovano conforto nelle composizioni surreali e inconsce. Negli ultimi periodi l'atto creativo dell'artista si è arricchito di sistemi e sovrapposizioni digitalizzate e per questo l’intero percorso artistico può definirsi una continua mutazione. La materia, che nelle prime opere si plasma tramite un contatto corporeo e tradizionale, viene rivoluzionata dal pensiero tecnologico. Gina Bonasera è vicina ai nostri riti tecnicizzati ma nello stesso tempo lontana, poiché educa il digitale al fare artistico che per sua natura è libero.